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Invecchiamo bene?

L’invecchiamento attivo nel nostro Paese

L’Italia è uno dei Paesi in cui la speranza di vita è più alta: 83,4 anni.

L’invecchiamento della popolazione è un processo che ha risvolti significativi sul sistema previdenziale, sulla sanità, il sistema produttivo, la forza lavoro e le reti familiari.

Cominciamo con la definizione. Gli anziani si identificano generalmente con la popolazione di 65 anni e più: in Italia al 1° gennaio 2025 rappresentano quasi un quarto degli abitanti. C’è da dire che la soglia anagrafica è stabilita per convenzione ed è utile soprattutto a fini statistici, ma in questa fascia di popolazione sono presenti profili molto diversi fra loro e rispetto al passato: negli stili di vita, nell’autonomia, nella salute e nel grado di partecipazione alla società.

Proprio la partecipazione attiva degli anziani alla vita economica, sociale e culturale è uno dei pilastri della strategia promossa dalla World Health Organization per rendere le nostre città a misura di anziano Gli altri pilastri sono la salute e la sicurezza.

La partecipazione degli over 64 è cresciuta anche sul fronte del lavoro. Certo, la permanenza nel mondo del lavoro è legata alle riforme pensionistiche, ma anche alla longevità e al miglior stato di salute.

Inoltre, gli anziani partecipano alla vita culturale fuori dalle mura domestiche, trainando la crescita nazionale. Infatti, anche se in molti fra loro, soprattutto gli uomini, hanno accolto a braccia aperte lo streaming perla visione di film e video dal divano di casa, non per questo rinunciano alle uscite per il cinema.

Il livello di partecipazione politica diquesta fascia è molto alto rispetto al resto della popolazione e si dedicano al volontariato più di quanto non facessero i loro coetanei venti anni fa. In effetti, la generazione di chi era adulto venti anni fa si è contraddistinta per l’impegno politico e non ha abbandonato l’abitudine con l’avanzare degli anni: vale la pena di soffermarsi su questo dettaglio, perché ci ricorda che gli anziani di domani facilmente somiglieranno nei valori ai giovani e agli adulti di oggi.

E la salute, come va? Meglio, nettamente. Le persone che si dichiarano in buona salute erano il 29,4 per cento nel 2009 e sono diventate il 37,8 per cento nel 2023 – un bel salto. Stili di vita e abitudini salutari adottate lungo l’intero arco di vita hanno consentito di prevenire la diffusione di patologie cronico-degenerative. Si sono ridotte infatti le persone in condizioni di multi cronicità, spesso invalidanti; aumenta però l’obesità. Negli anni più recenti, è diminuito in questa fascia il consumo di frutta e verdura, ma rimane comunque più alto rispetto al resto della popolazione: circa un anziano su quattro consuma quattro o più porzioni di frutta e/o verdure al giorno.

Gli over 64 che praticano sport sono più che raddoppiati in vent’anni, passando dal 6,7 al 16,4 per cento tra 2003 e 2023. Peggiora, invece, l’abitudine al fumo e, nel consumo di alcol oltre le quantità raccomandate, gli anziani si collocano sopra la media. Per il fumo, il fenomeno è femminile: la quota delle fumatrici è raddoppiata rispetto a vent’anni prima. Per l’alcol, l’abitudine è spesso collegata alla non conoscenza dei limiti consigliati. Curiosità: gli anziani più istruiti, quelli con titoli di studio più elevati, che sono di più rispetto al passato, adottano maggiormente le abitudini elencate sopra – sport, fumo e alcol in eccesso. 

La sfera della salute mentale ci racconta un’altra storia. L’indice di benessere psicologico è più basso rispetto al resto della popolazione, specialmente tra coloro che superano i 74 anni di età e soprattutto tra le donne. Gli uomini, generalmente meno oberati dai carichi familiari, frequentano gli amici più delle donne e utilizzano di più le tecnologie della comunicazione e dell’informazione e Internet, elementi che possono contribuire a una migliore qualità della vita. Inoltre, quasi un terzo della popolazione in questa fascia sempre più femminile – le donne sono più longeve – vive da sola.

Nella vita della popolazione di 65 anni e più oggi contano molto lo stato di salute, il grado di autonomia, i ruoli sociali ricoperti e le reti affettive su cui contare. A causa dell’allungamento della vita media, la perdita dell’autosufficienza e la contrazione della vita sociale, che marcano l’entrata nell’età anziana più avanzata, sono spostati più avanti.

Fondamentale è la disponibilità di una rete di sostegno di amici, vicini o parenti non conviventi per le necessità di cura e assistenza. In effetti sta diventando sempre più comune per le persone tra i cinquanta e i sessantaquattro anni avere genitori o parenti di età pari o superiore a 85 anni di cui occuparsi: questo rapporto, che era pari al 3,4 per cento nel 1960, oggi è arrivato a superare la quota del 16 per cento.

Per saperne di più:

Indicatori demografici

Rapporto Annuale 2024

Anziani nelle città metropolitane

Invecchiamento attivo degli anziani in Italia

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